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Intervista a Francesco Facchinetti su Stonex One : croce e delizia

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Eccomi a riportare finalmente sul blog la mia prima intervista a Francesco Facchinetti su Stonex One e i suoi progetti futuri.
Ho avuto l’opportunità di conversare per più di mezz’ora con Francesco.
Abbiamo parlato di lui, dei suoi progetti e più nel dettaglio ci siamo soffermati sull’argomento relazione con Stonex e progetto Stonex One.
Per i meno “social-oriented” o addentri nel suo ruolo sociale, specifico che “Stonex”, il cui CEO è il trentenne Davide Erba, è una ditta italiana che si occupa di strumenti di misurazione di precisione come GPS e strumenti di mappatura del territorio come laser scanner 3D.

Il 2 Ottobre, sono partita da Amburgo con destinazione Milano (a mie spese, sia chiaro) per condividere con alcuni dei ragazzi della community Stonex online e con Francesco e Davide stessi, un evento organizzato da Stonex a Desio, Monza, per parlare del telefono e passare una serata in compagnia, mangiando una pizza insieme.
Follia? No, pura passione per un progetto nuovo, con imprinting italiano.

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Credits : Alessandro Alati

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Tornando all’intervista, abbiamo approcciato il tutto parlando della mia città attuale, Amburgo. A pelle, da come descrive i posti visitati, non sembra esistano molti posti dove Francesco non sia stato.
Per quanto riguarda Amburgo, ha suonato nel 1999 al Rathaus, andava a mangiare “Da Lillo” (ristorante che ha cambiato nome ma che costantemente frequento con il mio ragazzo) e ama Sankt Pauli: la zona di Amburgo dove tutto e´ possibile (esattamente quella dove vivo io. Piccolo il mondo vero?).
Le sue testuali parole sono state: “Per un musicista essere ad Amburgo, e più nello specifico a Sankt Pauli, è un po’ come un viaggio mistico, soprattutto per chi è fan sfegatato dei Beatles. Per quanto si innamorarono di quella zona, uno dei primissimi posti dove cominciarono a suonare, sono dovuti andare a recuperarli di peso e con forza in quanto era, ancor prima che esistesse Amsterdam, la città “libera” per eccellenza per droga, sesso, donne ovunque.. ancora ricordo che quando sono venuto io, al sabato sera, c’era gente completamente svenuta sdraiata a terra”.

Dopo questa piccola intro per rompere il ghiaccio, siamo passati al sodo dell’intervista cominciando da quale cellulare stesse utilizzando, per arrivare al suo piano di attacco per il progetto Stonex One, il “famoso” cellulare “blue klein” di ideazione, progettazione e programmazione italiana che ha come slogan “top di gamma al giusto prezzo”. Ebbene c’è da dire che il buon Facchinetti, in quel momento, usava un Nexus 6 e ha argomentato il tutto nel dettaglio senza tralasciare nulla.

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Credits : video Stonex Cam – Profilo Ufficiale Francesco Facchinetti

“Abbiamo deciso di non spedire all’estero per questione di assistenza, occupandoci di una nazione alla volta. L’assistenza vuole essere il punto cardine del nostro progetto e diventa decisamente più complessa da gestire la nostra idea di “pick up e return” se si parla di territori esteri. Per quanto riguarda ad esempio la Germania, vorremmo essere fisicamente aperti ad appoggiarci a società tedesche che facciano questo servizio. Abbiamo intenzione di espanderci in altri territori ma partiremo, seguendo delle ricerche di mercato fatte su asset importanti per noi, da paesi come l’America, forte come presenza di web influencer e Brasile,che risulta avere una presenza di ben 3 sim pro capite con 20 milioni di persone e 70 milioni di sim con utilizzo massiccio di cellulari top di gamma e prestanti come Samsung ed Apple“.

Il vostro Stonex da slogan più volte ripetuto è “disegnato, progettato, programmato in Italia” ma assemblato all’estero. Corretto?
“Per la produzione, In italia ci è impossibile creare un cellulare top di gamma da 0, è impossibile avere una catena di montaggio ed impossibile essere competitivi. La questione è molto semplice: la Cina è arrivata, nel corso degli anni, ad avere una quantità di produttori e distributori di singole parti utili a comporre qualsiasi cosa riguardi la tecnologia. Puoi avere accesso a tutto contemporaneamente. Paradossalmente, Sony, giapponese, produce le sue camere in Cina perché in Cina vi sono tutti i distributori e produttori che servono per produrre una camera per intero. Tutti hanno distributori in Cina. Quante parti compongono un telefono? Tutte queste parti, in Cina, ci sono. In più dovresti trovare una catena di montaggio robotica, dove la trovi in Italia? Qui sarebbe impossibile fare mass production di 10000 pezzi al mese. Certo, abbiamo ST che ha fatto la storia Apple ed è grazie ad ST che Apple è riuscita a fare cose che altrimenti non sarebbe riuscita a fare, ma sono dei casi unici e sporadici.
Cerchiamo di fare in modo che questo cellulare sia globale con pezzi che vengono dalla Corea del sud, Cina, Giappone, Taiwan, Europa e America e sappia di globo.
Quello che stiamo cercando di fare con ST, per il prossimo modello, è cercare di avere qualche pezzo che venga dall’Italia.
Se la fortuna sarà dalla nostra, investiremo sul poter fare qualcosa in Italia. Adesso e´impossibile.
Abbiamo inaugurato una sorta di mercato etico, un markup davvero minimo , se ci mettessimo a fare aziende in italia perderemmo 200 euro al pezzo”.

Stonex non è la prima volta che approccia al mondo della telefonia, se non erro.
“Esatto, esisteva già con buoni smartphone all’attivo ma sono da considerarsi una sorta di rodaggio per loro. Hanno approcciato all’universo della telefonia provando a vedere cosa offriva il mercato e testando le aziende a cui appoggiarsi per poter produrre smartphone. Da 7 mesi a questa parte abbiamo azzerato il passato. Io sono diventato direttore creativo mentre tutto ciò che è numeri, parte algoritmica e analitica di tutti i progetti l’ha in mano Davide, il fondatore , nonché CEO e genio della situazione.
Io guardo quella che è la parte artistica del progetto”.

Come è nato il progetto insieme quindi?
“Tutto è nato chiacchierando per 3 mesi, confrontandoci e facendo nascere qualcosa con un approccio diverso e creativo. Attualmente tutto è sempre in apnea data la crisi, nessuno ha tempo di fermarsi e godersi il paesaggio intorno.
La tecnologia consumer costa troppo ed il prezzo all’uscita del prodotto è sempre dopato mentre per assurdo dopo 6 mesi arriva a costare la metà. Se ci pensi, è come se una macchina nuova arrivasse a costare dopo 4 mesi il 60% in meno. La nostra idea è stata questa : perché non proviamo ad immettere il top di gamma ad un giusto prezzo? Pensammo all’inizio di disegnare un “wearable” poi abbiamo visto le analisi di mercato italiane e abbiamo deciso di lanciare uno smartphone il nostro Stonex One (qui le caratteristiche tecniche) e una videocamera in stile Go-Pro che abbiamo chiamato Stonex Cam“.

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Credits : video Stonex Cam – Profilo Ufficiale Francesco Facchinetti

Altre idee e progetti in cantiere insieme?
“Prossimamente Stonex Smart conterrà in pancia tutti quelli che saranno i prodotti tecnologici come Stonex One.
In più lanceremo il nostro mezzo di comunicazione creando un singolo universo contenente i 3 mezzi di comunicazione principali al mondo:
internet,televisione e radio”.

Non solo prodotti ma anche servizi, quindi.
“Esatto. Vogliamo dare del contenuto alle persone che ci hanno dato affetto.
Per quanto riguarda me, ho 35 anni e spesso ho dovuto mediare per fare il mio lavoro e non ho mai potuto dare tutto me stesso, appunto per aver mediato. Sia io e che Davide, essendo stati entrambi fortunati nel fare progetti di successo, abbiamo deciso di dare questa piattaforma in mano ai ragazzi per non dover più mediare e per dare modo ai ragazzi di fare il “cazzo che vogliono” in questo LORO universo.
Apriremo questo mondo dove daremo la possibilità di andare in onda, scrivere, creare musica, parlare di musica, un posto dove i giovani possono dimostrare quello che valgono senza alcun tipo di mediazione o di filtro.

Non avendo modo di fare la città dei giovani hai per ora deciso di spostarla da un posto fisico a uno virtuale, allora.
Quali sono i prossimi step e come avverrà la selezione?

“Abbiamo preso un ufficio di 80 mq per questo progetto dove metteremo dentro il nostro magazine, la nostra televisione, la nostra radio. Questo contenuto, questo mondo, avrà un nome deciso dalla community che ci segue.
La selezione dei talenti avverrà tramite un direttore artistico di una delle radio più importanti di Italia. Abbiamo chiuso l’accordo e non vediamo l’ora di fare la nostra rivoluzione”.

Tornando al telefono …
“Le prime versioni del nostro sistema operativo Ciao OS si basano sul Google Stock di Android. Direi molto simile al Nexus. Ora come ora l’idea è personalizzarlo insieme alla community.
L’evoluzione di un progetto può essere dettata dalla community non solo dal punto di vista del supporto. Nel mondo ci sono un miliardo di esempi di società che sono morte perché si sono avvitate su loro stesse e sono andate a scemare e morire. Esempio lampante? Nokia. Un brand che 5 o 6 anni fa nella classifica che ti fa vedere il valore in “billion” del brand era quinta o sesta dopo Coca Cola ed Apple. Ora è al al cinquantesimo posto. Questo significa semplicemente che non hai rispettato le regole di ingaggio. A quel tempo il loro slogan era “connecting people” mentre puntando su una tecnologia obsoleta hanno completamente distrutto il loro ideale. Le regole d’ingaggio sono importanti. Apple con il suo “think different” ha fatto la storia. La nostra è “Break the Rules”, rompere le regole del sistema. Gli altri fanno pubblicità in televisione? Noi su internet. Gli altri producono a 200 euro e vendono a 1000? Noi a 275 euro + IVA e noi lo vendiamo a 299 riprendendoci L’IVA versata. Abbiamo palesato i nostri costi di produzione e dove investiamo. Se vuoi esserci in questo mercato saturo, un po’ il culo te lo devi giocare. Non puoi pretendere di fare quello che hanno fatto gli altri e di esistere dal nulla. Gli altri sono dei giganti, dei titani, ti distruggono. Diciamo che per tirar fuori la testa, devi essere un po’ politicamente scorretto”.

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Credits : video Stonex Cam – Profilo Ufficiale Francesco Facchinetti

Hai più volte nominato Apple. E’ la linea che volete seguire?
“Noi STIAMO seguendo Apple. Alcuni ci dicono di essere più coraggiosi e avere un sistema operativo che viaggia su un sistema indipendente con un nostro store. Potevamo esserlo sicuramente ma ora abbiamo bisogno di esistere sul mercato e abbiamo un rischio di impresa grosso dato quanto ci costa un singolo smartphone e una piccola mediazione dobbiamo farla per esistere nel mercato. Appena avremo tanti utenti, spero il più presto possibile, faremo un virata e Ciao OS sarà il nostro sistema operativo indipendente con uno store di proprietà. Google play fa “il culo quadro” allo store di Apple, ha più del triplo di applicazioni, poi c’e quello di Windows che arranca ma abbiamo 3 titani davanti e non sono proprio gli ultimi arrivati. Su quel mondo, stiamo un attimo capendo come muoverci. Siamo contenti di avere Google Play ed essere certificati da Google potendo usare tutto quello che Google ti mette a disposizione come Maps, poi, in futuro, quando avremo la possibilità di investire, ben venga. Io sono il primo a fare battaglie contro i mulini a vento”.

Come riesci a fare tutto?
“Una famiglia che ti ama, una moglie che capisce esattamente come prendermi e mi sta accanto. Con lei ho fatto quello che non ho mai fatto nella vita: condividere la mia vita lavorativa con la mia famiglia. Sono fortunato perché posso portare la mia famiglia con me quasi sempre e poi devo dirti che non c’e´ niente da fare… l’energia positiva che emana una famiglia, la puoi vedere nei risultati di tutti i giorni e nel lavoro e credo fortemente nell’alchimia delle cose.
Infatti, anche con un po’ di fortuna, da un anno a questa parte, ho sparato 100 volte e ho beccato 99 volte il centro.
Sono uno che si deve sempre controllare perché sono un tipo adrenalinico e quando sono in guerra sono un soldato vero, vado in iperattività totale e non mi rendo conto se quello che sto facendo sia bene o male. Ho un’agenzia grande di talenti, un’agenzia di management web nativo. Sugli altri riesco a lavorare meglio che con me stesso e riesco a mediare col mio essere iperattivo. Vado in una sorta di “trans agonistico” e più mi dicono “guarda che ti schianti” e più è proprio li che voglio andare. In questi anni mi sono spaccato la testa 100 volte. Vita artistica: un’onda incredibile, immenso successo e distruzione totale del tipo “è arrivato il golden boy della televisione” e poi “oddio è arrivato l’appestato” e tutto questo nell’arco di un anno. Adesso che sono più parsimonioso è tornata l’onda. La definisco “è ricominciata la festa e sono ritornati quelli che se ne sono andati senza farsi sentire” e che mi hanno detto anche “hai visto che ti ho pulito casa quando me ne sono andato l ultima volta?”.
Non e´ facile tenere un equilibrio ma per fortuna ho la stabilità della mia famiglia. Se torno a casa mia moglie c’è. La tranquillità in un lavoro come il mio, frutto di onde, è importantissima cosi come lo è avere il sostegno dei miei fratelli, cugini, mia mamma, mio padre e i miei figli”.

In quale ruolo ti senti piu a tuo agio? Cantante, presentatore, speaker…
“Non sono un’artista, non sono un cantante, non sono un presentatore o uno speaker radiofonico. Ho cercato di sviluppare un’altra parte rispetto al business. Mi definirei un “Deejay” ma non per ruolo. Più per filosofia di vita. Ho messo insieme quello che mi piaceva della vita e l’ho fatto mio.
Sono più business man che artista. Non ho mai vissuto i momenti di down di un’artista finito male per un insuccesso.
Per me è importante investire in altre attività e avere un giusto “balance” tra lavoro e famiglia. Tutto qui.”

Se siete arrivati fino alla fine vi faccio i miei complimenti. Stacanovisti e impavidi!
A presto per la recensione sullo Stonex One da me acquistato e relativi pro e contro.

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