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Di che sostanza è fatta la Felicità e come raggiungerla.

In Pensieri in Libertà, Storytelling by ManuelaLeave a Comment

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Chi non si è mai chiesto cos’è la Felicità e come raggiungerla alzi la mano!

Mi affascina e appassiona da sempre la psicologia, soprattutto saperne di più su quale sia l’approccio migliore per tendere alla felicità. Così astratta ma tanto agognata, ambita, desiderata o considerata da molti quasi irraggiungibile, se non per un breve lasso di tempo.
E’ come se si avesse la percezione di toccarla ma mancassero solo pochi millimetri per arrivare. Come un bimbo, affacciato alla finestra di notte, che si fa prendere in braccio dal papà per arrivare più in alto e si stende al massimo delle sue possibilità solo per poter riuscire a toccare con un dito una stella.
In un libro che sto leggendo si rimanda più volte ad uno studio fatto ad Harvard da Robert Waldinger, psichiatra, psicanalista e praticante Zen. Uno dei pochi studi duraturi e costanti nel tempo, durato così tanto nella storia e passato tra le mani di ben 4 generazioni con il solo e unico l’obiettivo di analizzare cosa sia la felicità attraverso analisi di 75 anni di vita vissuta da oltre 700 persone.
In conclusione, il minimo comun denominatore per raggiungere la felicità, influendo positivamente anche sulla salute fisica, cosa per me per nulla sconvolgente o sorprendente, sta nell’avere delle “buone relazioni”.
A corollario di questa tesi ci sono 3 grandi lezioni acquisite.

La prima:
le connessioni sociali sono benefiche mentre la solitudine uccide. Concetto alquanto scontato e immediato leggendolo ma di cui in realtà, nel quotidiano, nessuno si preoccupa poi tanto. Eppure, le persone più connesse con familiari, amici, comunità vivono di più, più felici e in salute. Quelle isolate, (e non sono poche considerando che in america se ne contano 1 su 5), vivono in maniera “tossica” la loro vita, limitando le loro funzionalità cerebrali e avendo statisticamente una vita più breve, in decadenza emotiva e tendente agli insuccessi.
La seconda:
non è importante il numero di relazioni che si intrattengono ma la loro qualità e dalla qualità delle relazioni e delle emozioni, assorbite nel lungo periodo, deriva la soddisfazione e l’appagamento negli anni a venire, con conseguenti positività negli altri ambiti.
La terza :
le relazioni di buona qualità non solo proteggono dai dolori fisici ed emozionali ma proteggono anche il cervello da pensieri negativi e tra le tante cose i ricordi vengono conservati più a lungo.
Qualità e serenità non significa per forza perfezione o vivere una vita in stile “famiglia del Mulino Bianco“. I battibecchi e le discussioni anche quotidiane ci sono nelle migliori famiglie e non rendono imperfetta o infelice una relazione.
Finché in un rapporto a due l’uno può contare sull’altro, questi piccoli ricordi “negativi” non attecchiscono o influenzano negativamente affatto gli altri ricordi “felici”.

Sembrano concetti scontati e semplici, eppure se si va ad analizzare come attualmente si vivono le relazioni se ne vedono di ogni tipologia con tutte le evoluzioni, eccezioni e complicazioni del caso da parte di uno o di entrambi “gli attori” di una relazione: le frequentazioni e instabilità infinite, le insicurezze, le fragilità mai mostrate, c’è chi vuole sempre tutto e subito, chi non vuole investire le sue emozioni o sé stesso in nulla per non “rischiare” di esporsi o di uscire dalle abitudini ma preferisce lasciare tutto nel limbo di ciò che conosce “proteggendosi” nel suo anello di intimità e non vivendo appieno la coppia, chi si abbatte o si chiude al primo ostacolo, chi crede che la felicità sia avere soldi, fama o considerazione e si butta su progetti o nel lavoro in maniera quasi estenuante e maniacale trascurando il resto.

Eppure sarebbe cosi facile trovare un po’ di posto nella propria giornata per chiamare quel parente che non si ha modo di sentire più da tanto, per un motivo o per un altro, quell’amico con cui avevamo chiuso e non ricordiamo nemmeno più il perché e non si pensa affatto a quanto faccia bene all’anima e al cuore fermarsi un attimo e parlarsi, magari stesi uno di fronte all’altro sul letto o sul divano, raccontandosi un po’ di più, guardandosi negli occhi, dedicandosi un po’ all’altro perché no bevendo una tazza di cioccolata calda insieme.

Per me la felicità è un momento cosi, come in questo disegno.

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credits http://copicmarkereurope.blogspot.de/

Perché la felicità sembra cosi difficile o impossibile da raggiungere ma risulta più facile ignorarla o aggirarla o, perché no, rimandarla ad un “momento migliore” per qualcosa di più “fintamente” importante?

Le relazioni si fanno sempre più contorte, indefinite, caduche, instabili, infelici forse perché non è un vero trend o non è cool essere felicemente innamorati e non dico cosi perché mi aspetto ci sia su twitter o instagram l’hashtag sereni o #conGliOcchiACuoricino, ma perché a parte per farsi i “selfie” in due o di gruppo, coltivare l’amore per la persona o per le persone che si hanno accanto è diventato quasi un qualcosa da vivere di nascosto. Ci si vergogna del bacio o dell’abbraccio di un genitore davanti a tutti, non ci si bacia in pubblico per paura del pensiero degli altri, si guarda come fosse un reato chi si abbraccia emozionato all’uscita di un gate di un aeroporto, non ci si prende più per mano perché in una mano c’è sempre il telefono e l’altra è libera ma pronta per cominciare a scrivere il prossimo messaggio alla prima notifica whatsapp, non ci si guarda negli occhi durante una cena, non si dedica del tempo a studiarsi e a viversi al 100% eppure, se ci pensate, sono proprio le relazioni “il fardello alla Calimero” che porteremo con noi lungo la nostra strada durante il nostro percorso di vita.

Proviamo a lavorare attivamente per costruire il buono intorno a noi: un’amicizia sana, un amore sereno, tendere la mano ad un familiare in difficoltà o semplicemente “esserci” e raccogliamone e lavoriamo sui frutti. Aspettiamo. Osserviamo. Viviamoci e viviamo di più le relazioni, gli sguardi, i sorrisi, i baci, gli abbracci.

Diceva qualcuno… “Basta poco, che ce vo’?” e allora perché non cominciare da oggi?

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